The Young Pope: il papa che forse non crede in Dio.
- Paolo Sorrentino
- 23 ott 2016
- Tempo di lettura: 6 min
Il papa giovane, il papa che fuma, il papa americano, il papa stronzo, il papa che odia i suoi fedeli, il papa che forse non crede in Dio, il papa che pensa di essere Dio, il papa che sembra Frank Underwood con il cappello bianco.
Venerdì sera, su Sky Atlantic (in collaborazione con il canale francese CANAL + e la più che nota HBO,) sono usciti i primi due episodi di The Young Pope, nuova serie scritta e diretta da Paolo Sorrentino che, per chi non lo sapesse, (ma dubito che qualcuno non lo sappia), ha vinto il premio Oscar come Miglior film straniero con La Grande Bellezza.
Quindi, ricapitolando, questa settimana l’Italia si è svegliata e ha deciso di far uscire due serie tv di livello internazionale (questa e “I Medici”, di cui ho già parlato qui) e, finalmente, direi!
Facciamo una premessa: spesso Sorrentino viene definito noioso e nessuno può in realtà dargli torto. Personalmente parlando, ho visto solo due suoi film, e, anche se mi sono piaciuti, sono consapevole del fatto che siano film molto lenti e con più concetti che argomenti. Sorrentino parla per immagini, non dice una cosa così come sta, ma mostra vari concetti anche in modo apparentemente casuale, per dirla. Si potrebbe definire concettuale (se con “concettuale” intendiamo un genere di opere pensato per un pubblico ristretto e che ha voglia di capire davvero ciò che l’artista comunica, non soffermandosi alla superficie).
The Young Pope non può essere definito noioso. Il marchio di Sorrentino è visibile nei primi cinque minuti del pilota; la narrazione procede in modo normale e regolare, un susseguirsi di eventi che hanno uno scopo ben preciso: nel caso dei due episodi, l’obiettivo è la prima omelia di papa Pio XIII, ma a questo arriveremo con calma.
Lenny Belardo (Jude Law) è un giovane cardinale eletto papa per essere manovrato dal conclave, per essere, essenzialmente, solo una pedina, ma… Lenny si rivela essere tutt’altro.
Lenny è un pezzo di merda, (non c’è altro modo per definirlo, ammettiamolo, ed è per questo che personalmente l’ho adorato), riesce a cadere in piedi in ogni situazione. La serie comincia con la sua uscita sul balcone di Piazza San Pietro, per il primo saluto. Piove, lui apre le braccia ed esce il sole. Una coincidenza? Un vero miracolo? Comincia poi il suo discorso, dicendo che l’intera società si è dimenticata di Dio, e, aggiungendo un messaggio di amore, si fa acclamare dalla folla. Quando però afferma che “ci siamo dimenticati della masturbazione”, la folla ammutolisce: il neoeletto papa reincarna la dose, dicendo che si sono dimenticati degli omosessuali, del sesso fine a se stesso, tutto per arrivare al punto della questione: “esiste una sola strada per la felicità e quella strada si chiama libertà”.
Inutile dire a che a questo punto io mi ero già innamorato di lui e della serie, ma solo per scoprire che... era tutto un sogno, cazzo. Un sogno?! Aveva praticamente distrutto i valori della Chiesa ed era solo un sogno?!

Qui arriva però la parte interessante, ovvero il lavoro che è stato fatto sul suo personaggio ed il essere stronzo. Perché ci piace un personaggio così? Semplicemente perché vorremmo essere lui, una persona potente, una delle più potenti del mondo ed essere sopra agli altri. O almeno credo, che ne so io.
Ieri, in preda all'eccitazione, ho raccontato la scena che sto per descrivervi praticamente a chiunque, perché secondo me rappresenta davvero Pio XIII. Il cardinale Voiello, ovvero il cardinale più potente del mondo, colui che decide davvero chi diventa papa, sta parlando con Pio. Gli chiede a che punto sia la scrittura dell’omelia, dato che è importante, che dovevano già farla quel giorno e possono aspettare al massimo fino al giorno dopo, inoltre può aiutarlo lui stesso a scrivere il discorso. Insomma, lo sta cazziando (tutto ciò però con un sorriso stampato in faccia, perchè si sta comunque rivolgendo a Sua Santità). Lo “accusa” di non dare all’omelia la giusta importanza. E sapete qual è la risposta di Pio? “Sa cos’è una cosa davvero importante per me? avere il mio caffè americano. Può portarmelo?” Il cardinale, annuendo, stava per affidare il compito ad un altro prete, quando Pio afferma: “No, io non ho chiesto a lui, ho chiesto a te”. BOOM, BITCH! Cosa può fare il cardinale se non alzarsi e portarglielo? Aggiunge, immaginiamo con la più sentita sincerità, che per lui è un onore.
Scena semplice, ma che mette subito in chiaro il suo rapporto con il potere, riassumibile in “qua comando io e si fa tutto ciò che dico io”. Altro esempio, sempre con Voiello: Pio si accende una sigaretta e, appena il cardinale gli dice che in quella stanza non si può fumare, per legge di Giovanni Paolo II, la risposta secca di Lenny è, “l’ha deciso un papa, ma ora ce n’è uno nuovo.”Lui è al di sopra delle leggi perchè lui fa le leggi.

Arriviamo al punto cruciale, Lenny/Pio XIII crede in Dio?
Per rispondere a questa domanda, una piccola premessa: Lenny sa che per essere davvero al comando deve avere il potere assoluto all’interno del Vaticano. Per avere potere servono informazioni. Chi conosce tutto di tutti in Città del Vaticano? Il prete addetto alle confessioni. Ora, non serve che ve lo spieghi io quanto il segreto confessionale sia sacro e che ovviamente, deve rimanere segreto tra il peccatore, il confessore (che fa le veci di Dio). Punto di svolta: cosa succede se, a chiederti di confidare i peccati di altri, è l’uomo che rappresenta Dio in terra? Non è infrangere il giuramento, in fondo. Così Pio XIII ottiene le proprie informazioni sugli altri vescovi, che si stanno a mano a mano pentendo di averlo nominato papa.
Anche il papa si confessa per due volte: la prima, afferma semplicemente che il suo unico peccato è che non sa darsi colpe. Il confessore risponde che è giusto che sia così, in quanto lui è il Santo Padre, ma in realtà è una cosa spaventosa. Chissà fin dove può spingersi quest’uomo, l’uomo che dovrebbe essere la guida spirituale di tutti i cristiani cattolici del pianeta. La seconda volta, ripete la stessa frase e aggiunge che in lui non c’è la luce di Dio, perché lui, semplicemente, non crede in Dio. Il prete lo guarda esterrefatto (e quasi gli viene un infarto), ma Pio chiude l’argomento dicendo che stava scherzando.
Lenny Belardo ha due facce. La prima, quella che si affida a Dio ma con una visione quasi medioevale, non quella di amore e pace, ma di un Dio duro e severo; l'altra invece più pragmatica, quella stronza (e che noi tutti amiamo), lui è diventato papa solo perché cresciuto in un collegio di suore, altrimenti avrebbe fatto il politico (probabilmente).
Per concludere questo piccolo articolo su Pio XIII, arriviamo alla fine delle due puntate, ovvero all’omelia. Per prima cosa, ha deciso di non farsi vedere, di non essere illuminato, ma di far vedere solo la sua sagoma, perchè lui non è nessuno e perché, come lui, l i più grandi artisti di tutti i tempi non si facevano vedere: Kubrick, Salinger e Mina (per riportare alcuni esempi nominati anche dalla serie). Inoltre, si fa attendere sul balcone e, quando esce, i milioni (milioni? non so quanta gente possa contenere piazza San Pietro) di fedeli non possono neanche vederlo in faccia, stessa cosa per le telecamere. Dice che non sono ancora degni di vedere Dio e non sono degni di vedere lui: si vede per la prima volta Pio in difficoltà e uscire quasi sconfitto. Ha reso conflittuale ciò che doveva essere la sua presentazione al mondo, tant’è che qualcuno tra la folla gli punta un laser in faccia, cosa che ha come unico risultato il farlo incazzare e rientrare nei propri appartamenti.
Lenny non crede in Dio perché crede di essere lui Dio.
Ci sarebbe ancora tanto da dire su questi due episodi, parlare di Voiello; di suor Mary (la donna che l’ha cresciuto); dell’abbandono da parte dei suoi genitori; del vescovo che l’ha cresciuto e doveva diventare papa al suo posto; del suo fratello adottivo e altro ancora. Ho preferito concentrarmi su di lui e solo sulla sua figura di uomo di potere dalle varie sfaccettature. Questa è una serie dal potenziale enorme e che guarda dall’alto in basso molte, ma molte serie americane, anche le più acclamate. Se le aspettative prima erano alte, ora sono altissime.

Luca Puggioni
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